Il vento è per definizione un movimento d’aria relativo al nostro pianeta. Sostanzialmente una corrente che si muove in una determinata direzione, a una certa velocità. Come sappiamo dall’esperienza di tanti contadini e marinai, certi venti sembrano costanti. Tanto che gli abbiamo affibbiato alcuni nomi che dipendono dalla loro direzione o dalle loro caratteristiche. Se chiedete alle persone in giro per strada vi risponderanno che il vento è semplicemente il moto orizzontale di una massa d’aria che si sposta da un punto verso un altro. Non è sbagliato, la corrente è proprio questo: scorre e si muove secondo una linea vettoriale che identifichiamo con i gradi di latitudine e longitudine lungo l’intero asse terrestre e l’equatore. Le direzioni geografiche ci aiutano a capire i venti. Ad esempio si dice che un vento spira da direzione N, NE, cioè Nord Nord-Est, intendendo dire che proviene da quello specifico quadrante geografico.
Nel Mediterraneo i venti hanno un nome preciso, che risale all’antichità, soprattutto alla navigazione nelle sue acque interne, fondamentali per trovare le rotte ed orientarsi. Ad esempio: a nord la Tramontana, il vento di nord-est è il Grecale. Il vento da est è il Levante, mentre quello da Ovest è il ponente. Da sud-est soffia lo Scircco, mentre da Sud soffia il vento Austro. Il Libeccio spinge da Sud-Ovest, mentre il Maestrale da nord-ovest. Le otto direzioni indicate vanno a formare la cosiddetta rosa dei venti e le tre nomenclature particolari che indicano le regioni di provenienza: la Grecia, la Siria e la Libia. Questa scelta si giustifica ponendo la rosa in posizione centrale sul Mediterraneo, più o meno all’altezza dell’isola di Malta.
Un fattore molto importante nell’esperienza della navigazione e per le coltivazioni è l’intensità del vento. Essa si può esprimere in più unità di misura, ad esempio i metri per secondo o i chilometri orari, ma in meteorologia è di uso corrente il nodo: un nodo equivale a un miglio marino all’ora, cioè 1,852 km/h ovvero a 0,514 m/s. L’intensità del vento può anche venire espressa tramite l’uso marinaro, mediante dei gradini di velocità nella cosiddetta Scala Beaufort e adottati dal Comitato Meteorologico Internazionale. Questa scala non era direttamente collegata alla velocità registrata dall’anemometro, così si provvide a dare un’ulteriore misura in numeri e velocità di nodi correlate, per dar modo di capire subito con cosa si ha a che fare, durante l’emanazione dei bollettini e degli avvisi ai naviganti.
I termini della scala di Beaufort ci sono molto noti: calma, brezza leggera, brezza tesa, vento moderato, teso, fresco o forte. Infine burrasca moderata, forte, fortissima, fortunale ed uragano, che indica un vento superiore ai 64 nodi. Le tradizioni popolari legate ai venti sono tantissime. Alcune zone geografiche sono particolarmente ventose e contraddistinte dai venti costanti, che spirano sempre in determinate ore del giorno (come la brezza nelle zone costiere) o in alcune stagioni. In Italia i venti sono molto rilevanti nei quadranti marini, ma a parte la Sardegna e la dorsale meridionale dell’Appennino, l’Italia è ben protetta, da tutti i venti provenienti dai canali settentrionali, molto freddi, per via della catena delle Alpi, dove essa cede metri, si insinuano venti gelidi come la bora per esempio. In Sardegna il maestrale soffia costante e ha effetti molto importanti sulla vegetazione, rinfrescando le coste dalla snervante calura estiva.