Le fonti di energia alternativa sfruttano principalmente il sole e ciò che il pianeta mette a nostra disposizione per generare un moto che azioni le turbine. Le fonti alternative possono produrre energia a partire quindi da determinate condizioni geologiche, geografiche, astronomiche che in taluni casi sono ideali, in altri meno.
L’energia solare, per esempio, è perfetta in quei paesi dove c’è molta insolazione e l’irraggiamento solare è costante nel tempo, anche durante l’inverno. Ciò avviene in fasce di latitudini molto ampie e questo ci fa capire, che la disponibilità dell’illuminazione dipende dall’inclinazione dell’asse terrestre. Questo determina la quantità di luce per latitudine e la suddivisione in stagioni. In Italia l’energia solare ha molto successo per il semplice motivo che abbiamo un clima temperato nella media. Certo, nell’Italia settentrionale il clima è continentale, molto più simile a quello che si trova nelle regioni interne dell’Europa, ma il livello di irraggiamento è sufficiente a far sì che ci si possa produrre l’energia da sé con un impianto fotovoltaico, anche in Valtellina o in Trentino Alto-Adige.
Le energie alternative sono in genere fonti rinnovabili. Cosa vuol dire fonte rinnovabile? Vuol dire che essa è una fonte che si rinnova sempre con il passare del tempo e che non dipende dal consumo di un carburante per essere prodotta. Il maggior consumo di petrolio e di gas, in Italia, in molti non ci pensano, dipende dal fatto che dobbiamo alimentare le centrali o riscaldarci. Questa fonte, come si comprende, è esauribile. Acquisto 100 litri di gas metano per riscaldare un palazzo, che si riscalda fintanto che dura la scorta, che poi devo riacquistare. Un’energia rinnovabile invece è sempre disponibile fintanto che ci sono le condizioni climatiche, geografiche o atmosferiche.
L’energia alternativa è oltre che rinnovabile, anche sostenibile: cioè non inquina l’ambiente, è inserita in un processo di consumo e rinnovo che non pregiudica l’ecosistema nel quale viene prodotta e consumata.
Detto questo, le condizioni climatiche determinano tutto, così come la posizione geografica. In Italia ha un enorme successo il fotovoltaico, come sappiamo, spinto anche da incentivi che negli anni peraltro sono diminuiti. L’eolico invece non è così diffuso, anche se i parchi eolici, con le gigantesche pale che ruotano (in realtà delle turbine) sono diventati un panorama abituale in alcune regioni. Il motivo dello scarso successo dell’eolico nel nostro paese, è principalmente geografico.
Il vento in Italia spira costantemente solo in alcune regioni e là dove esso è presente, soffia in zone impervie, quasi sempre i crinali delle montagne. A produrre il vento è un mix degli effetti dell’azione di riscaldamento solare e della rotazione del pianeta. In Italia i venti più intensi soffiano soprattutto di inverno e sono il maestrale e la bora. Essi però non sono così costanti, vengono a ondate, in determinati periodi. I venti di media intensità, lo Scirocco e il Libeccio su tutti, sono ugualmente episodici, legati al formarsi di particolari perturbazioni, fronti di nubi fredde oppure calde, che prendono lo stivale da sud, soffiando a ondare di due, tre giorni.
La caratteristica dei venti italiani è quindi la loro mancanza di continuità. Ai venti medi ed impetuosi bisogna aggiungere i deboli venti locali, dovuti a particolari condizioni geografiche, come la presenza del mare o dei laghi e nello scarto tra la valle e la montagna, in alcune pianure.
In Italia i venti ad alta intensità che giustificano gli investimenti in parchi eolici, che devono essere remunerativi dal punto di vista del rapporto costi di produzione / consumo elettrico, sono presenti solo in pochissime regioni. La Sardegna è la regione più ventosa, in ragione della sua esposizione. Non essendo protetta da monti è esposta a forti venti di scirocco e libeccio da sud e maestrale da nord. Soprattutto sulle coste. L’interno è molto più riparato ed è esposto solo nelle zone di pianure o dove si formano dei canali naturali tra montagna e collina. La parte occidentale della Sicilia è ugualmente ventosa, esposta principalmente ai venti medi provenienti dal quadrante meridionale. Infine va annoverata la Puglia, nella costa Adriatica, con venti medi, non sempre costanti. Tutto il resto del nostro paese non conosce praticamente il vento, se non in misura molto leggera sulle coste. Al Nord è un fenomeno sconosciuto, come sanno bene gli abitanti della pianura padana, costretti a sorbirsi intere settimane di nebbia. Solo venti occasionali, accompagnati da precipitazioni, riescono a scalfire i banchi.
Per questo motivo, in sostanza, in Italia l’energia eolica è poco sfruttata. Sicuramente degli investimenti potrebbero essere fatti per installare le turbine al largo nella costa, ma questi progetti sono stati spesso osteggiati dagli ambientalisti. E con ragione: l’impatto sul paesaggio è molto alto e potrebbe rovinare le coste dal punto di vista turistico.