La plastica è diventata onnipresente nella società moderna, ma la sua durata quasi eterna e la sua resistenza alla decomposizione hanno contribuito a causare una crisi ambientale globale.
Tuttavia, mentre ci troviamo di fronte alle conseguenze del nostro utilizzo eccessivo di plastica monouso, stiamo anche assistendo a un crescente movimento verso la ricerca di soluzioni innovative per ridurre, riutilizzare e riciclare la plastica, dandogli una seconda vita.
L’adozione di modelli economici circolari sta guadagnando terreno come una soluzione chiave per affrontare il problema della plastica nell’ambiente.
Questo approccio mira a ridurre al minimo il consumo di risorse e a massimizzare il riutilizzo, il riciclo e il recupero dei materiali. Integrando la plastica riciclata nei processi produttivi e promuovendo l’uso di materiali riciclati, l’economia circolare crea un ciclo virtuoso che riduce la dipendenza dalla plastica vergine e minimizza l’impatto ambientale complessivo. I progressi dunque ci sono, ma le sfide su come gestire i rifiuti plastici non mancano.
Pregi e difetti della plastica
La capacità di poter essere modellata in una vasta gamma di forme e dimensioni, la sua versatilità, è il primo aspetto ad aver contribuito alla diffusione della plastica e a farla rendere così amata, insieme alla durabilità.
Col tempo però ci si è resi conto che questa caratteristica aveva un’altra faccia della medaglia: proprio per la resistenza che la contraddistingue, la plastica impiega molto tempo a decomporsi e può restare nell’ambiente per centinaia di anni, andando a danneggiare ecosistemi naturali e minacciando la fauna selvatica.
Essendo stata, e venendo tuttora impiegata, per svariate applicazioni e nei settori più disparati, la plastica è diventata una delle principali fonti di inquinamento marino e terrestre. Suscitano inquietudine le immagini di animali intrappolati in un mare di plastica, vere e proprie isole negli oceani con tonnellate di rifiuti che, soprattutto negli anni recenti, hanno suscitato l’indignazione del mondo.
Eppure con l’aumento della produzione di beni di consumo la plastica veniva vista come un simbolo di progresso, con il materiale diventato onnipresente in supermercati e negozi anche per via della sua economicità. Una tendenza che, seppur continua a resistere, sta sfociando in nuove correnti di pensiero che puntano più al riciclo e alla parsimonia.
Utilizzare plastica significa infine essere dipendente dai combustibili fossili, dato che deriva dal petrolio e dunque la sua produzione e il suo smaltimento contribuiscono all’estrazione e alla combustione dei combustibili fossili, con conseguenti emissioni di gas serra e riscaldamento globale.
La plastica può essere un materiale sostenibile?
La risposta è sì, la plastica può essere un materiale sostenibile anche perché non è in sé “cattiva”: non va dimenticato che ha portato un impatto positivo in tanti settori, semplificando per esempio la conservazione del cibo e riducendo il peso degli imballaggi che altrimenti avrebbero incrementato anche le emissioni di CO2.
Tuttavia la cattiva gestione del suo smaltimento e il poco recupero che viene fatto di questo materiale ha portato a tutte le conseguenze negative che oggi conosciamo. Senza dimenticare che la maggior parte della plastica viene incenerita o accumulata in discarica.
A essere ripensato in primis dev’essere dunque il ciclo di vita della plastica. Due sono i metodi principali per recuperare la plastica: il riciclo meccanico, che prevede il trituramento del materiale usato per poi lavorarlo nuovamente e dare vita a nuovi prodotti, e il riciclo chimico; che consiste nella scomposizione delle plastiche in monomeri di pari qualità a quelli vergini, da impiegare nuovamente nella produzione.
La soluzione più efficiente sembrerebbe quest’ultima, il riciclo chimico, perché riesce a oltrepassare alcuni limiti, come l’impossibilità di riciclare alcuni tipi di plastica o riuscire a dare una seconda vita anche alle plastiche degradate o contaminate.
Problematica principale sono infatti le varietà di plastiche esistenti, aventi caratteristiche precise, che tuttavia nel processo di raccolta differenziata vengono unite tutte insieme nello stesso contenitore.
Un aspetto che va a penalizzare il riciclo, perché sarebbe meglio avere in questa fase plastiche della stessa origine per ottenere un prodotto finale di qualità.
Dunque il problema starebbe addirittura a monte del conferimento, nella produzione, per questo oltre a guardare al processo di smaltimento è importante considerare tutta l’esistenza della plastica per riuscire a poterle dare una nuova opportunità e renderla quanto più sostenibile.
A cosa è destinata la plastica riciclata?
La plastica riciclata, una volta trasformata attraverso processi di riciclo avanzato, ha la capacità di intraprendere un viaggio verso una varietà di destinazioni e applicazioni. Uno dei principali utilizzi, dopo che avviene la vendita di plastica riciclata con conseguente immissione di nuovo sul mercato, è legato alla produzione di nuovi prodotti plastici: questi possono includere bottiglie, contenitori, imballaggi, giocattoli, mobili da giardino e molto altro ancora. La plastica riciclata può essere impiegata anche come materiale da costruzione.
Per esempio, può essere trasformata in legno plastico per la realizzazione di pavimentazioni, recinzioni, ponti e decking per esterni. Questi materiali offrono una durata simile a quella del legno tradizionale, ma con il vantaggio di utilizzare plastica riciclata anziché legno proveniente da foreste.
E ancora: nella produzione di mobili o di abbigliamento è possibile servirsi di plastica riciclata. Con il crescente interesse per la sostenibilità e la riduzione dell’impatto ambientale, è innegabile che ci siano opportunità significative per espandere e sviluppare il mercato della plastica riciclata.