L’energia eolica è una fonte rinnovabile che sfrutta la forza del vento per produrre elettricità, attraverso turbine installate su impianti terrestri o marini.
In un contesto in cui la decarbonizzazione e la transizione energetica rappresentano priorità globali, l’eolico si configura come una soluzione promettente ma non priva di limiti. Di seguito una panoramica completa dei principali vantaggi e svantaggi legati al suo impiego, con riferimento all’attuale scenario italiano.
I vantaggi dell’energia eolica
L’energia eolica presenta numerosi benefici in termini ambientali, economici e strategici, che ne giustificano l’integrazione crescente nei mix energetici nazionali.
Zero emissioni in esercizio
Le turbine eoliche non rilasciano anidride carbonica né altri gas serra durante il funzionamento, contribuendo in modo diretto alla riduzione dell’impronta climatica del settore energetico.
Fonte rinnovabile e inesauribile
Il vento è una risorsa naturale non soggetta a esaurimento, disponibile in abbondanza in determinate aree geografiche. A differenza dei combustibili fossili, non richiede processi di estrazione o raffinazione.
Costi operativi contenuti
Una volta installato l’impianto, il costo marginale per la produzione di energia è molto basso, rendendo l’eolico economicamente competitivo sul lungo periodo.
Indipendenza energetica
L’eolico consente di ridurre la dipendenza da fonti fossili importate, aumentando la sicurezza energetica del sistema-paese.
Valorizzazione di aree marginali
Gli impianti possono essere collocati in zone non urbanizzate o difficilmente utilizzabili per altri scopi produttivi, come crinali montuosi o tratti costieri.
Benefici per le comunità locali
In alcuni casi, i proventi derivanti dalla produzione eolica vengono redistribuiti sotto forma di compensazioni ambientali o investimenti territoriali.
Gli svantaggi dell’energia eolica
Accanto ai benefici, l’energia eolica comporta una serie di criticità che ne limitano l’espansione indiscriminata, soprattutto in territori ad alta densità o con vincoli ambientali.
Intermittenza e imprevedibilità
La produzione dipende dalla variabilità del vento, che non è costante né programmabile. In assenza di sistemi di accumulo o fonti di backup, ciò può compromettere la continuità dell’approvvigionamento.
Impatto paesaggistico
Le turbine, per dimensioni e visibilità, modificano in modo significativo il profilo dei luoghi in cui vengono installate. Questo può generare opposizione da parte delle comunità locali o limitazioni normative.
Disturbo acustico e vibrazionale
Le pale generano un rumore aerodinamico e meccanico che, in alcune condizioni, può influire sul benessere degli abitanti nelle vicinanze.
Vincoli territoriali e autorizzativi
L’idoneità di un sito eolico dipende da diversi fattori: ventosità costante, accessibilità logistica, connessione alla rete, assenza di vincoli ambientali o urbanistici. Questi criteri rendono disponibile solo una parte limitata del territorio.
Costi di installazione e manutenzione in zone impervie
In particolare per l’eolico offshore o in quota, i costi di realizzazione e mantenimento aumentano sensibilmente rispetto alle installazioni terrestri tradizionali.
Problematiche legate allo smaltimento delle pale
Le pale eoliche hanno una vita utile di circa 20-25 anni e, attualmente, pongono problemi in fase di dismissione, in quanto contengono materiali compositi difficilmente riciclabili.
Vantaggi | Svantaggi |
---|---|
Zero emissioni | Produzione variabile |
Costi bassi dell’energia | Impatto visivo e ambientale |
Energia rinnovabile | Costi iniziali |
L’energia eolica in Italia: diffusione e limiti attuali
In Italia, la produzione eolica è concentrata nelle regioni meridionali e insulari, dove le condizioni anemologiche sono più favorevoli.
I principali parchi eolici si trovano in Puglia, Sicilia, Sardegna, Campania, Basilicata e Calabria. Tuttavia, la conformazione orografica del territorio limita la piena espansione del settore: le Alpi e gli Appennini proteggono buona parte della penisola dai venti costanti necessari a un rendimento stabile.
La capacità installata complessiva ha superato i 10 GW, ma resta inferiore rispetto a quella di altri paesi europei come Germania o Spagna. Le prospettive di crescita sono legate all’evoluzione normativa, alla disponibilità di tecnologie offshore flottanti e all’accettazione sociale dei nuovi impianti.
Perché si parla di “assalto eolico”
In Sardegna, la rapida espansione degli impianti eolici ha assunto le proporzioni di una pressione sistematica sul territorio, al punto da essere descritta con l’espressione “assalto eolico”.
Questa formula, tutt’altro che retorica, indica la percezione crescente di un’invasione infrastrutturale non sostenibile, spesso vissuta come imposta dall’alto e scollegata dalle reali esigenze dell’isola.
Con oltre seicento impianti eolici attivi e una produzione energetica già ampiamente superiore al fabbisogno locale, la Sardegna si trova oggi al centro di un conflitto che intreccia energia, paesaggio e giustizia ambientale.
Il problema non riguarda soltanto il numero o la scala delle pale – molte delle quali superano i duecento metri d’altezza – ma la localizzazione degli impianti in aree di altissimo valore ambientale, storico e simbolico.
Il caso della Basilica di Saccargia, circondata da progetti eolici approvati senza alcun confronto con le comunità locali, è diventato emblema di una resistenza trasversale, che coinvolge associazioni civiche, comitati spontanei e amministrazioni territoriali.
Al centro delle contestazioni si trovano la mancanza di una pianificazione condivisa, la fragilità degli ecosistemi minacciati e l’assenza di benefici concreti per le popolazioni interessate.
Le critiche al cosiddetto assalto eolico si articolano su più piani
Sul fronte paesaggistico e ambientale, la saturazione visiva e fisica del territorio compromette in modo irreversibile l’identità dei luoghi, trasformando aree rurali e contesti naturali in spazi funzionali alla produzione industriale.
Sul piano culturale, la prossimità degli impianti a siti archeologici e monumenti millenari solleva interrogativi profondi sulla compatibilità tra transizione ecologica e tutela del patrimonio.
Infine, sul piano politico, la concentrazione di grandi impianti in una regione scarsamente popolata e già energeticamente autosufficiente alimenta una narrazione di ingiustizia climatica: l’isola sarebbe chiamata a farsi carico di un onere sproporzionato, destinato a soddisfare obiettivi decisi altrove e a beneficio di operatori esterni.
In questo contesto, l’energia eolica smette di essere percepita come risorsa comune e assume i contorni di un vettore di conflitto. Non è la tecnologia in sé a essere contestata, ma il modello di sviluppo che la guida: un modello che privilegia la velocità di esecuzione e la rendita energetica, a scapito della partecipazione democratica, dell’equilibrio territoriale e del riconoscimento delle specificità locali.
Lo sapevi che…
Una singola turbina eolica da 3 MW installata in un’area sufficientemente ventosa può produrre in un anno abbastanza elettricità da coprire il fabbisogno medio di circa 2.000 famiglie italiane, evitando l’emissione di oltre 5.000 tonnellate di CO₂.