Il problema delle fonti energetiche è vitale per lo sviluppo umano: sfruttare l’energia del sottosuolo è complicato. Le centrali geotermiche sono molto meno diffuse delle raffinerie, motivo per cui si cercano sempre dei metodi alternativi per spillare calore dalla terra. Ma la stessa tecnica di infiltrazione viene utilizzata anche per il petrolio. Stiamo parlando del fracking ovvero della fratturazione idraulica. Tutto parte dalla geologia e dallo studio delle rocce. La roccia è una pessima conduttrice di calore. In rocce come l’arenaria la superficie di trasmissione si forma naturalmente nella massa di pori tra loro interconnessi e che circondano i singoli granuli. Ma nelle rocce impermeabili sarebbe necessario creare artificialmente adeguate superfici. Per dare un’idea delle dimensioni del problema, è stato calcolato che una realizzazione commerciale dell’impianto richiederebbe circa due milioni di metri quadrati di superficie accessibile in cento milioni di metri cubi di roccia. Sebbene molte soluzioni teoriche del problema siano state provate, al momento esiste una generale concordanza sull’utilità di una tecnica il cui nome evoca sempre polemiche: il fracking. Questa tecnica come è noto viene comunemente adottata nell’industria petrolifera per incrementare la produzione dei pozzi e consiste nel pompare acqua sotto pressione nel foro della trivellazione.
Il risultato è che, pur con pressioni prodotte da macchinari del tutto normali, la roccia all’estremità inferiore della perforazione si frantuma, e la frantumazione può successivamente essere estesa regolando opportunamente il pompaggio. Attualmente le iniziative sperimentali sono concentrate sui graniti; ma in linea di principio la tecnica è applicabile a qualsiasi roccia impermeabile cristallina, come quelle che costituiscono la base di appoggio delle masse continentali.
Fracking e Terremoti
Il fracking è sotto accusa perché provocherebbe dei terremoti. In effetti, l’esatta natura del sistema di fratture che si forma non è ancora completamente conosciuta, ma sembra evidente che la frattura iniziale colpisce e riapre vecchi giunti delle rocce da tempo saldati, oltre ad ampliare fratture naturali precedentemente esistenti. Il sistema di fratture può essere sfruttato in termini economici, attraversando un secondo foro e creando la possibilità di pompare dal secondo pozzo apertosi per la pressione esercitata dall’acqua, ma ovviamente i rischi connessi ci sono. I danni arrecati nei pozzi dell’Oklahoma hanno reso la zona sismica almeno quanto la California. A dirlo il Geological Survey degli Stati Uniti, che ha calcolato il rischio nelle zone di estrazione del petrolio. In Italia si è discusso parecchio se il terremoto dell’Emilia, occorso proprio quattro anni fa, sia stato dovuto al fracking. Una tesi comunque smentita dagli scienziati, anche se in via generale il problema esiste.
Come informarsi:
http://www.wired.it/attualita/ambiente/2016/04/08/petrolio-terremoti-fracking/
http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/fracking-fratturazione-idraulica