I dubbi intorno alla capacità delle auto elettriche di soppiantare al 100% le auto a carburante tradizionale sono comprensibili, ma i numeri sembrano suggerire una tendenza ormai irreversibile, a meno di clamorosi ripensamenti.
Per verificare questa affermazione bisogna andare oltre il classico testo argomentativo sulle auto elettriche, che mette insieme i pro e i contro.
I vantaggi e gli svantaggi di una tecnologia sono sempre connaturati al contesto in cui viene inserita.
Vale lo stesso per le auto. A metà degli anni ’70, con il prezzo del carburante alle stelle, sembrava una follia acquistare un’auto a benzina. Eppure solo 10/15 anni dopo il petrolio era nuovamente conveniente, e le famiglie italiane si dotavano di una seconda auto.
Nel caso dell’auto elettrica il futuro dipende fondamentalmente dalla capacità di innovazione tecnologica nell’ambito dell’autonomia.
Non è solo un discorso legato alla batteria e alla sua durata o ai tempi di ricarica. Conta anche la rete energetica, quella di distribuzione e la capacità di produrre energia elettrica da fonti rinnovabili.
Sappiamo bene che il motore a combustione è molto efficiente, ma conosciamo anche tutti i contro, alcuni devastanti in relazione al futuro del nostro pianeta.
Però il motore a combustione ha una storia alle spalle lunga e consolidata, pensiamo solo alla capillarità della rete di distribuzione, al fatto che esiste una logistica che va dalla raffinazione al pieno al distributore.
Il motore stesso non è stato sempre così efficiente e quando apparve destò più di un dubbio. Non gli si dava una chance: troppo rumoroso, dipendente da un’energia da estrarre, c’era poi tutta la parte meccanica che necessitava di miglioramenti.
È la storia di un grande successo dell’industria automobilistica e di quella petrolifera.
Il motivo è intuibile: da un punto di vista del business era molto remunerativo.
Le industrie petrolifere e le compagnie di estrazione hanno avuto mano libera, perché i guadagni giustificavano quell’espansione tecnologica.
Le auto del futuro non possono non essere elettriche perché la tecnologia in realtà è matura per prendere il sopravvento.
C’è una spinta molto potente nel far capire che la sfida dei cambiamenti climatici può essere altrettanto remunerativa.
Quando ci sono soldi, investimenti, stanziamenti di fondi pubblici le tecnologie in genere vanno avanti, progrediscono. E migliorano.
Quello che le case automobilistiche stanno facendo ora, con più entusiasmo (e incentivi economici), è perfezionare la tecnologia, migliorare il settore e fornire valide alternative in vista di un obiettivo comune a livello internazionale: le zero emissioni entro il 2050.
L’obiettivo è ambizioso, ma si prevede che entro il 2040 ben sette persone su 10 acquisteranno un’auto a zero emissioni, perlopiù elettrica. Il 2040 sembra lontano, ma in realtà è dietro l’angolo. Questo nel mondo. E in Europa?
L’Unione Europea – uno dei mercati principali per l’automotive – ha fissato per il 2035 il termine ultimo per vendere le auto a combustione interna. La data rappresenta una deadline anche per il sistema ibrido.
L’industria è chiamata a rispondere e l’indotto può risentirne. Le preoccupazioni di chi lavora nel settore ed è legato alle commesse di auto tradizionali sono giustificate.
Cosa stanno facendo le case automobilistiche per spingere l’elettrico
Le case automobilistiche si allineano a questi ambiziosi progetti:
- La Jaguar ha anticipato al 2025 lo stop alla produzione di auto a carburante tradizionale (fonte).
- La Ford anticipa l’obiettivo al 2030 per quanto riguarda l’Europa.
- La Volkswagen (secondo gruppo al mondo) ha stanziato 73 miliardi di euro per il quinquennio 2021-2025 destinati agli investimenti nel settore elettrico. Il CEO Herbert Diess vede il futuro della mobilità come un servizio legato a veicoli non inquinanti e autonomi.
- Alcuni marchi storici di Stellantis come Lancia e Alfa Romeo dovrebbero produrre solo elettrico già dal 2026.
Gli esempi possono essere tanti, ma ci raccontano una tendenza destinata a consolidarsi.
Naturalmente le sfide non mancano: come detto la mobilità elettrica deve andare di pari passo con un forte sviluppo tecnologico.
La questione dell’autonomia e della fornitura energetica, della capacità dei paesi o delle organizzazioni di dotarsi di griglie in grado di supportare questo passaggio, è esiziale. Da qui dipende il futuro.
Ma appare chiaro che auto con maggiore autonomia = maggior efficienza della rete di supporto.
Serviranno nuovi stabilimenti per la produzione di batterie, nuove reti di distribuzione, un percorso virtuoso di smaltimento delle vecchie batterie e così via.
Il tutto unito a una reale convenienza economica per il consumatore.
Uno dei vantaggi del passaggio all’elettrico, in tanti campi del trasporto, è quello di slegare un bisogno quotidiano come la mobilità, dalle vicende politiche che influiscono in modo pesante sul prezzo del carburante.
Ciò non toglie che la produzione di energia elettrica non ponga problemi politici enormi.
Basti pensare a tutto il dibattito riguardante il nucleare, che non va scisso da quello della dipendenza energetica. In contesti internazionali dominati dal forte squilibrio, anche la caccia alle risorse può rappresentare un problema.
Le auto elettriche del futuro devono trovare le condizioni favorevoli migliori per diffondersi, e le tensioni politiche non aiutano.
L’economia di produzione in vasta scala delle batterie, per esempio, non potrà fare a meno di calcoli geopolitici. Già adesso la questione delle terre rare è molto sentita.
In più va ripensata l’intera industria della logistica e dei trasporti.
Attualmente i principali trasporti, eccetto i treni, funzionano a carburante tradizionale: camion, furgoni, aerei cargo, navi. Consideriamo che qui gli attori sono perlopiù privati, che guadagnano da questo lavoro: non sarà facile convincerli a disfarsi di mezzi molto efficienti.
Ma la sfida è aperta anche in questo settore, e l’aviazione commerciale sta cercando di aprire la strada.
Per concludere
L’auto del futuro è per forza inserita all’interno di un contesto urbano e civile diverso da quello odierno.
Se osserviamo le nostre città e il nostro stile di vita ci rendiamo conto di quanto sia marchiato a fuoco dall’industria petrolifera e i suoi derivati.
Lo spazio è modellato dall’uso dell’auto e dai trasporti di lunga percorrenza. Nelle città si devono creare delle zone a traffico limitato, che un alieno venuto sulla Terra potrebbe giudicare alla stregua di riserve indiane, degli zoo per individui che si muovono su due gambe e non usano le ruote.
Le città dovranno essere più vivibili, umane e intelligenti. Altrimenti tutti gli sforzi compiuti nella direzione di ridurre le emissioni saranno stati vani.
Storicamente, i sommovimenti politici avvengono quando aumenta lo scarto tra la condizione odierna e quella passata.
Per ottenere una transizione pacifica verso un mondo a zero emissioni, nel quale le auto elettriche giocheranno un ruolo da protagoniste, occorre stabilità politica e la condivisione di una piattaforma comune sganciata dagli appetiti del momento.
Non sarà facile, ed è per questo che a tanti le auto elettriche non sembrano la soluzione per il futuro.
Gli scettici permangono e tutte le promesse attuali dovranno fare i conti la realtà dei fatti. Ma intanto un percorso è iniziato.