I terremoti sono dei movimenti sussultori della crosta terrestre. Accadono perché la crosta è divisa in placche, che si sono fratturate per effetto del forte calore proveniente dal mantello. I movimenti di convezione che tirano su delle correnti di magma fanno si che in pratica i continenti siano come delle gigantesche zattere. L’Italia, sfortunatamente, si trova al confine tra due di queste grandi zattere, in una linea che coincide anche con il Mar Egeo Istanbul e prosegue fino ad arrivare all’Himalaya e al Nepal. La placca africana, che spinge l’Italia dentro l’Europa ha una sorta di saliente che ingloba la Sicilia e tutta la dorsale appenninica notoriamente soggetta a sismi, fin sulle Alpi, escludendo di fatto solo la Val d’Aosta, parte del Piemonte occidentale e tutta la Sardegna, considerata la zona meno sismica del nostro paese.
La pericolosità sismica del nostro paese varia da zona a zona, ma naturalmente è proprio la dorsale appenninica a essere quella più coinvolta, con una linea curva che sale dalla Sicilia sud-orientale risalendo per Messina, Reggio, la Calabria, la Campania con l’Irpinia, l’Abruzzo, l’Umbria e le Marche (tutte zone interessate dai terremoti più recenti e tragici) fino ad arrivare all’Emilia-Romagna, lambendo la Toscana. Una zona notoriamente sismica, oltrepassata la pianura padana, è quella relativa al Friuli Venezia Giulia.
Il terremoto del 24 agosto 2016 ha colpito il confine tra Umbria e Lazio, ma anche le Marche, in una zona purtroppo nota per la sua sismicità, con una magnitudo di 6,2 gradi della scala Richter e un ipocentro di 4,2 km. Diversi piccoli centri sono stati colpiti, iniziano a contarsi i primi morti e feriti. La scossa, molto forte, è stata avvertita un po’ in tutto il centro Italia, una zona densamente popolata, contrassegnata da una vera e propria strozzatura geografica, che quindi stringe tra le montagne numerosi centri abitati, soprattutto piccoli comuni e frazioni come Amatrice, località suggestiva del reatino. Nella zona del sisma è presente una faglia molto importante, che i geologi ritenevano dovesse tornare prima o poi in attività.
Si è sempre discusso del fatto che in Italia non abbiamo una corretta prevenzione antisismica, soprattutto per quanto riguarda l’edilizia civile e residenziale, ma va detto che il problema non riguarda quasi mai le nuove costruzioni (se non per i soliti scandali legati ai materiali usati, come dimostrarono le indagini sul terremoto de L’Aquila, molto simile a quello del 24 agosto 2016). Il vero problema è che l’Italia è fatta di piccoli centri, spesso di origine medievale, quasi mai abbandonati. Abbiamo giustamente una politica di tutela del paesaggio storico urbano, fondiamo la nostra ricchezza artistica e patrimoniale in edifici molto antichi, e non abbiamo l’abitudine di buttare giù i vecchi edifici. Croce e delizia insomma, che a volte ha un pesante scotto da pagare.
I terremoti più disastrosi del nostro paese sono stati:
- Il terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908, che ha provocato, soprattutto per via del maremoto oltre 100.000 morti, il più disastroso in Europa.
- Il terremoto della Val di Noto, nella Sicilia orientale, del 1693
- Un altro terremoto sullo stretto nel 1783 con oltre 50.000 morti
- Il terremoto di Avezzano del 1915 con oltre 30.000 vittime
- Un raro terremoto a Verona che colpì la città nel 1117 e fece – si pensa – più di 30.000 morti
Tra i terremoti moderni in Irpinia e Basilicata nel 1980 si registrarono quasi 3000 morti, con una magnitudo di 6,84 della scala Richter. Il più potente mai registrato è stato quello del Val di Noto che si considera raggiungesse i 7,41 gradi, poco superiore al terremoto del 1908.